venerdì 15 giugno 2012

Meritocrazia o pornocrazia?

Sono anni che mi sento riempire le orecchie con frasi del tipo
"bisogna che faccia carriera chi se lo merita...."
"non importa di chi sei figlio o chi conosci, l'importante è il tuo curriculum"

Poi mio marito, impiegato in un grosso istituto, dopo anni di gavetta e di budget raggiunti mi arriva a casa serio, vuoto, non parla, non traspare nè rabbia nè delusione ma piuttosto RASSEGNAZIONE.

Sotto la definizione di questa parola a mio parere non ci dovrebbe essere un insieme di frasi che cercano di spiegarne il significato, ma un cumulo di nomi, un insieme di persone che dopo tutti i calci presi in faccia non si ribellano più, non hanno più la forza di dire la loro.
Giovani laureati con km di master e qualifiche che si rassegnano poichè si vedono passare davanti dal figlio del presidente di quell'associazione, piuttosto che dalla nipote dell'assessore di quel partito.

Non riesco a guardarlo, non è da lui essere così, il suo modo di fare non è lo stesso di sempre, mi rendo conto che deve essere successo qualcosa al lavoro ma ho paura, perchè se suoni il tasto sbagliato hai perso ogni probabilità di sfogo da parte sua.

Faccio finta di nulla, continuo a fare ciò che stò facendo, intanto lui comincia a ronzarmi intorno, si siede sul tavolo, gambe accavallate, sguardo fisso nel vuoto, per riempire il silenzio comincio a raccontare alcuni dialoghi avuti sul lavoro e ad intervalli regolari sorrido e lo guardo, lui no!
Gli vado vicino, lo guardo negli occhi e stò in silenzio.

In quel momento, in quel preciso momento lui comincia a raccontare: la prediletta di un grosso dirigente nazionale, guarda caso figlia di xy è diventata direttore al suo posto, l'anno insediata in 2 ore, e a fine giornata il dirigente nazionale è venuto giù da Torino per fargli i complimenti personalmente...mai successo nella storia dell'istituto!

Lo guardo, lui mi fissa come se fossi trasparente, gli dò un bacio e l'unica cosa che mi viene fuori è "non farti piegare da loro."

Linfa's life.

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